Rifiuti tossici nell'inceneritore:13 arresti a Colleferro, sigilli all'impianto
Operai vessati per non denunciare irregolarità. Coinvoltidirigenti Ama. Impianto in funzione sotto controllo carabinieri
ROMA ( 9 marzo) – Due termovalorizzatori dell'impianto di Colleferro sono stati sequestrati dal Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri di Roma: 13 le persone arrestate con l'accusa di associazione per traffico illecito di rifiuti e truffa allo Stato. Ma l'attività dell'impianto nei prossimi novanta giorni continuerà sotto il controllo degli uomini dell'Arma e di quello dell'Arpa (Agenzia regionale protezione ambiente) Lazio di Frosinone, come ha stabilito l'ordinanza del gip di Velletri, Alessandra Ilari.
Rifiuti tossici. A Colleferro sembra che venisse smaltito ogni tipo di rifiuto violando «tutte le norme previste». Parte del materiale, hanno verificato gli uomini dell'Arma, arriva «di nascosto» dalla Campania e comprendeva anche rifiuti pericolosi.
Gli arrestati. I carabinieri del nucleo operativo ecologico di Roma, hanno notificato nelle province di Roma, Latina, Frosinone, Napoli, Avellino, Bari, Foggia, Grosseto e Livorno, i 13 ordini di custodia cautelare degli arresti domiciliari, emessi dal gip del Tribunale di Velletri Alessandra Ilari. Interessati dal provvedimento sono: il direttore tecnico e responsabile della gestione dei rifiuti degli impianti di termovalorizzazione di Colleferro; il procuratore e responsabile della raccolta dei multimateriali dell'impianto di una società di gestione di rifiuti di Roma; i soci e amministratori di società di intermediazione di rifiuti e di sviluppo di software e chimici di laboratori di analisi.
I reati. I reati contestati a vario titolo sono: associazione per delinquere; attività organizzata per traffico illecito di rifiuti; falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico; truffa aggravata ai danni dello Stato; favoreggiamento personale; violazione dei valori limiti delle emissioni in atmosfera e prescrizione delle autorizzazioni e accesso abusivo a sistemi informatici.
In cella anche dirigenti e responsabili Ama. Tra i 13 arrestati ci sono dirigenti dell'Ama, legali rappresentanti e responsabili tecnici di società di intermediatori di rifiuti e chimici. Le manette sono scattate per Giuseppe Rubrichi, procuratore dell'Ama «con i più ampi poteri - si legge nell'ordinanza del Gip - sul ciclo integrato dei rifiuti e la loro valorizzazione, recupero e riciclo, società che fornisce cdr a Mobilservice ed a Ep Sistemi e consigliere di amministrazione della Ep Sistemi che in tale qualità ha mantenuto contatti con il direttore tecnico degli impianti di termovalorizzazione di Colleferro Paolo Meaglia e la responsabile della gestione dei rifiuti degli stessi impianti Stefania Brida» anch'essi arrestati. L'Ama ha avviato un'indagine interna.
In cella anche Francesca Marchione, chimico; i responsabili legali o gestori di società di intermediazione che fornivano cdr agli impianti: Antonio Vischi; Leopoldo Ronzoni; Michele Rizzi: Fabio Mazzaglia (chimico); Francesco De Feo gestore di impianto di trattamento rifiuti a Serino (Av); Pantaleone Dentice, gestore impianto di trattamento rifiuti a Montefredane (Av); Angelo Botti responsabile della raccolta del multimateriale per l'Ama di Rocca Cencia; Simone Gabricci e Inesca Brbic, soci e amministratore di Opus Automazione.
Rifiuti non idonei. Nel traffico illecito di rifiuti speciali c'è anche la combustione di pneumatici di veicoli all'interno del termodistruttore, «nonostante le rimostrante e i dubbi posti da alcuni operai verso i responsabili dell'impianto; la combustione di altro materiale non idoneo, annotato dagli operai sulla documentazione e registri di accettazione con diverse diciture quali "Munezza", "Pezzatura grossa" o "Scadente".
Operai vessati. Nel mirino della magistratura anche «il condizionamento nei confronti di dipendenti ed operai, anche attraverso pretestuose contestazioni disciplinari e sospensioni lavorative, al fine di evitare la collaborazione degli stessi con l'autorità giudiziaria». Ma anche l'organizzazione del conferimento di rifiuti urbani non differenziati ai termovalorizzatori, classificati come Cdr; falsificazione e predisposizione di certificati di analisi sulla natura dei rifiuti; l'ottenimento di incentivi statali in campo energetico. Inoltre sono stati distrutti o occultati certificati ed analisi e alterati i dati dei valori fuori limite.
D'Amato: Regione parte lesa. «La Regione Lazio è parte lesa e chiedo a Marrazzo, in caso di rinvio a giudizio, di costituirsi parte civile in nome del popolo inquinato, visto che secondo il Noe negli stabilimenti veniva bruciato di tutto, al di fuori di ogni regola. Già nei giorni scorsi avevo presentato un'interrogazione per denunciare il clima di vessazione nei confronti degli operai. Ancora oggi il capo operaio sospeso dal servizio per aver collaborato con i carabinieri non è stato reintegrato, un fatto che denota il clima mafioso con cui è gestito l'impianto». Lo dice, in una nota, il consigliere regionale (Pd) Alessio D'Amato.
Comune: parte civile. Il comune di Colleferro ha incaricato un avvocato per costituirsi parte civile. Il sindaco Mario Caciotti, in una nota ha sottolineato che «il Comune da sempre è attento alla gestione dei due termovalorizzatori nell'interesse della salute collettiva». «Nei dati da sempre trasmessi al Comune dalla società Gaia e dall'Arpa - ha precisato il sindaco - non si sono mai riscontrati superamenti dei livelli di immissione in atmosfera, relativamente ai due termovalizzatori, tanto da far ritenere che vi fossero situazioni di pericolo o danno per la salute dei cittadini».
MA VI RENDETE CONTO???
Pneumatici di macchine e AMIANTO!!
Adesso basta, è arrivato il momento di farsi sentire! Scenderemo in piazza insime agli amici dell'U.G.I. (Unione Giovani Indipendenti), che da tempo lottano contro i poteri forti che hanno deciso di farci respirare le loro scorie, per potersi riempire i portafogli a scapito della nostra salute.
Azione Giovani Montelanico